I libri sono una colonna portante della mia vita, e so che mi capite. Trovarmi senza qualcosa da leggere mi fa sentire perduta, e faccio di tutto per evitarlo. Non esco senza Kindle e non vado a letto senza un romanzo sul comodino; leggo in treno, in aereo, sul water, mentre aspetto che bolla l'acqua; a volte anche mentre sono al telefono mi scappa una sbirciatina a come va a finire il paragrafo.
Non riuscire a trovare un libro decente da leggere tra la miriade di pubblicazioni a disposizione è frustrante. Sembra impossibile, eppure ci sono settimane in cui non importa quanti estratti scarico, quante recensioni leggo o quanto tempo passo in libreria o in biblioteca, alla fine mi devo accontentare di letture appassite o insipide.
Non riuscire a trovare un libro decente da leggere tra la miriade di pubblicazioni a disposizione è frustrante. Sembra impossibile, eppure ci sono settimane in cui non importa quanti estratti scarico, quante recensioni leggo o quanto tempo passo in libreria o in biblioteca, alla fine mi devo accontentare di letture appassite o insipide.
Poi un giorno all'improvviso mi finisce inaspettatamente tra le mani quel libro, proprio quello che ancora non conoscevo ma che speravo di trovare, quello che adorerò dall'inizio alla fine, che non dimenticherò mai e che mi cambierà la vita per sempre. Forse ho un po' esagerato, ma anche in questo caso so che mi capirete.
Questa situazione classica ha una variante dai colori chiaroscuri, rara quanto pericolosa: il giorno in cui mi capita tra le mani un libro che vorrei aver scritto io. Ecco allora che sulla gioia entusiasta delle prime dieci pagine si annuvola un misto di emozioni negative: la gelosia per l'autore, il rimpianto di non aver avuto l'idea per prima, la frustrazione della consapevolezza che non sarei stata all'altezza di scrivere quella storia così bene.
Le mie viscere si arrotolano esplodendo in un grido disperato: "Riavvolgete le lancette, datemi ancora un po' di tempo, non è giusto, avrei dovuto scriverlo io questo libro!"
Non è vero. E lo so, ma non importa. Mi hanno rubato un'idea non mia e l'hanno scritta come io non avrei saputo fare. Eppure quel libro avrei dovuto scriverlo io!
Sarete curiosi ormai di sapere il nome del mio rivale. Ho cercato il suo nome e ho scoperto che è un famoso cantante francese. Certo che certe persone sono proprio ingorde, dico io, non si poteva accontentare?
L'autore si chiama Mathias Malzieu e da piccolo sognava di diventare un tennista. (Non poteva impegnarsi un po' di più?) Negli anni '90, insieme a tre compagni di classe, ha fondato il gruppo rock Dionysos, tuttora molto amato dai francesi.
Nel 2007, Malzieu ha pubblicato il libro in questione, La meccanica del cuore, e nel 2014 ha co-diretto con Luc Besson il film d'animazione che ne racconta la storia, un musical che è stato paragonato al miglior cinema di Tim Burton. La voce della ballerina di flamenco che ruba il cuore meccanico del protagonista è quella di Olivia Ruiz, diventata famosa grazie a uno show televisivo e ora, come c'era da aspettarsi, felicemente fidanzata con Mathias Malzieu. Mi sta antipatica pure lei, come si permette questa Cenerentola moderna di avere una vita così affascinante e staordinaria?
I romanzi di Mathias Malzieu
Mi sono già procurata gli altri due libri di Malzieu, L'uomo delle nuvole e Il bacio più breve della storia, di cui avevo letto su Sul romanzo. Le immagini di copertina sono favolose e l'editore è Feltrinelli, giusto per alimentare il mio astio invidioso.
Chissà se faranno il film anche del nuovo romanzo. Intanto vi racconto, senza rischio di spoiler, la trama del libro che avrei dovuto scrivere io.
La meccanica del cuore
La meccanica del cuore è una favola e un romanzo di formazione, ambientato nell'Europa di fine 1800, tra la Scozia e la Spagna andalusa. Il piccolo Jack nasce con il cuoricino ghiacciato e solo grazie all'intervento della streghesca Madeleine sopravviverà, con un orologio a cucù a regolargli le funzioni vitali. Alla sua prima gita fuori casa si innamorerà di Miss Acacia, una ballerina di flamenco mezza orba che si rifiuta di portare gli occhiali e da cui è ossessionato anche Joe, lo spaventoso bullo della scuola. Due ragazzi all'inseguimento di una donna che non conosce il suo stesso fascino, accompagnati da una varietà di personaggi improbabili. Una bellissima metafora delle emozioni umane dalle più sublimi alle più tetre, una questione di vita, di morte, o d'amore, raccontata tramite gli occhi di un artista visionario inimitabile.
Inimitabile? Questo resta da vedere. Sicuramente ho già buttato giù alcune linee guida per un racconto fiabesco che sta prendendo forma nel mio cervellino. Non mi piace scopiazzare, ma prendere spunto non è di certo illegale, e se finora ho sempre cercato ispirazione in momenti bucolici ed emozioni positive, non è detto che non si possa prendere ancora più spinta da una sana competizione fomentata dall'invidia rabbiosa. Aspetta e vedrai, caro Malzieu, un giorno sarai tu a pubblicare la tua invidia per i miei successi...
Silenzio, sto sognando.
I romanzi sembrano molto interessanti.
RispondiEliminaAnche a me è capitato più volte di pensare "avrei dovuto scriverlo io", ma solitamente questa sensazione scaturisce in occhi a cuoricino ed espressione sognante, con un umile complesso di inferiorità. Quando riuscirò a schiodarmi da questa sensazione e a essere fiera del lavoro che sto facendo, sarà il momento in cui finalmente riuscirò a scrivere qualcosa di veramente buono.
P.S. Dopo che hai letto la mia risposta al tuo commento al mio post sullo Show don't tell dovrò chiederti una cosa... :)
In effetti l'anno scorso, quando ho letto Mr Gwyn, ho desiderato averlo scritto io, ma non mi sarei azzardata a sfidare Baricco, nemmeno nel più privato dei miei sogni.
EliminaLa differenza è che Malzieu non è scrittore, ma cantante che si reinventa scrittore e regista, per cui il suo stile ha delle pecche da principiante che mi fanno pensare che magari anch'io potrei raggiungere il suo livello.
"La meccanica del cuore" è costruito su quella che Daniele definirebbe un'idea forte, le descrizioni sono poesie ineguagliabili, le figure retoriche fanno sognare, la trama è ben equilibrata ed è impossibile annoiarsi, perché ad ogni angolo escono nuovi personaggi memorabili. Detto questo, ci sono molte ripetizioni che appesantiscono la lettura (per esempio ci sono continui riferimenti alle condizioni del cuore del protagonista, seppur ovvie) e alcuni punti non sono spiegati benissimo, si tralasciano varie spiegazioni che in un romanzo "non fiabesco" non si potrebbero evitare.
Questo mi fa sperare di poter un giorno far meglio.
PS: ho letto, chiedi pure.
Ho capito perfettamente cosa intendi. Anche a me è capitato di sentirmi così, leggendo certi romanzi scritti da esordienti miei coetanei. La frustrazione, forse, è quella di aver perso tempo: se nei cinque anni di pausa avessi scritto, potrei essere 100 km davanti a loro. Ma il rimpianto forse non serve. Serve rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
EliminaP.S. Appena posso ti mando una mail.
Eh sì, ogni giorno che non si scrive è perduto. Io vorrei aver cominciato a studiare ben prima, vorrei aver fatto un corso di scrittura, vorrei, vorrei...
EliminaInvece non avevo idea che scrivere fosse una questione di tecniche e struttura. Pensavo che bastasse lasciar scorrere le emozioni sul foglio mettendole in bocca a qualche personaggio dalle caratteristiche singolari... sigh. Quanto mi sbagliavo.
L'effetto "avrei voluto scriverlo io" è meglio di quello "non scriverò mai così bene". Nel primo caso ci si arma di determinazione e ci si mette a scrivere, nel secondo ci si deprime e basta... Per me "avrei voluto scriverlo io" sono stati i romanzi di Fred Vargas (un'altra che si è data alla scrittura quando non aveva più niente da dimostrare...), che mi hanno messa sulla via del giallo.
RispondiEliminaFred Vargas lavora tutto l'anno, e d'estate in vacanza si mette lì a scrivere un best seller. O almeno così dicono. Secondo me se è vero significa che durante i mesi invernali cova le storie e i personaggi, così che quando esce il sole e va nella casa in campagna non le resta altro da fare che mettere tutto nero su bianco, nel suo stile pulito e così... "francese".
EliminaLei lo racconta tutto così, tra brevettare una nuova tuta anti contaminazione e studiare le epidemie del passato, cova per bene le storie e poi d'estate le scrive... Beata lei...
EliminaGià. Beata lei. Mi domando se le ricerche per le sue storie le faccia d'inverno nel suo tempo libero. Anzi, ormai avrà un paio di servi che le fanno al suo posto :)
EliminaSuccede, eccome! Di solito però mi rendo conto che è solo una megapassione per quel libro, ma quella storia non avrei mai potuto scriverla, perché è lontanissima dalle mie corde. Questo mi conforta. :)
RispondiEliminaTi capisco, a me succede coi romanzi storici: penso che sarebbe bello ambientare le mie storie nel periodo precedente alla TV e ai telefonini, ma al momento non mi sento in grado di affrontare una sfida simile. Sono troppo scarsa in materia di storia e non vorrei fare qualche errore madornale inserendo oggetti o eventi cronologicamente assurdi. Certo che non si può ricreare l'atmosfera romantica di una lettera che non arriva o di un amore che non si rivede più ai giorni nostri, basta un clic per scoprire praticamente tutto di tutti.
Eliminafigurati che a me capita anche con i post...
RispondiEliminaanche a me! Certi post sono davvero ben scritti.
EliminaTi capisco Lisa, anche a me è capitato di vivere un po' di sana invidia per storie che avrei voluto scrivere. Bel post, complimenti!
RispondiEliminaMeno male che non sono l'unica :D
EliminaGrazie!
Capisco e condivido la sensazione.
RispondiEliminaMi hanno conquistato le copertine. Ma come sono? Le voglio (nota bene, non i libri ma le copertine. :D )!
Ti capisco, anch'io impazzisco per quei disegni, purtroppo in quel campo sono negata. Non riesco nemmeno a disegnare un cane che non sembri un cavallo o un bambino che non sia stilizzato :D
Eliminai libri deludenti hanno una loro funzione, quella di rendere più intensa la sorpresa di fronte a un bel libro (sì, ammetto che è un pensiero masochistico come le martellate che il cinese si dà sul pollice per godere il giorno che lo manca)
RispondiEliminaQuanto al "vorrei averlo scritto io" credo sia un'esperienza comune tra di noi, dilettanti della parola (ci dilettiamo, no?). quando mi capita mi consolo pensando che l'avessi scritto io ben pochi l'avrebbero letto e non mi va di privare l'umanità di una bellezza per puro egoismo :-)
ciao Lisa,
ml
Eppure i pochi che ti leggono vorreberro saper scrivere come te.
EliminaCara Lisa, vedrai che ce la farai, non demordere!!
RispondiEliminaMi hai fatto venir voglia di leggere questo libro (oltretutto, essendo un amante dei film di Tim Burton, hai ancor più scatenato la curiosità).
Aggiunto alla wishlist delle letture!
Anch'io apprezzo la fantasia di Tim Burton, mi chiedo sempre quanto tempo e quantr persone ci vogliano per creare tutti quei personaggi assurdi eppure credibilissimi.
RispondiEliminaIo sintetizzo: avrei voluto scrivere, io! :-) Se dovessi scegliere un libro che avrei voluto scrivere ti direi Il buio oktre la siepe, ma sono troppo ambiziosa
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