Tre giorni di eventi, una ventina di autori, rigorosamente canadesi, che leggono le loro opere e poi firmano i libri per gli spettatori. Quest'anno l'ospite più famoso era Lawrence Hill, autore del best-seller The book of negroes (2007). Non ho trovato una traduzione italiana, correggetemi se invece esiste.
La parola contenuta nel titolo è razzista, proprio come in italiano (non voglio ripeterla perché temo che i motori di ricerca mi mandino spettatori poco graditi). L'autore l'ha scelta per sottolineare come alla fine del 1700 ci si riferisse alle persone di colore con questo termine. Il titolo infatti è il nome di un documento storico della marina britannica del 1783, in cui sono nominate 3000 persone di colore al servizio del Re durante della guerra a cui veniva garantito il passaggio da Manhattan al Canada. (Per chi non lo sapesse, allora come adesso, il Canada era il miraggio, il paradiso, il rifugio dei pacifisti e dei perseguitati americani).
La protagonista del libro, Aminata, personaggio non reale ma estremamente realistico, strappata al suo villaggio africano all'età di 11 anni e venduta come schiava dopo aver visto uccidere suo padre, deve riuscire a entrare nella lista dei nomi su quel documento per ottenere la libertà. È lei stessa che ci racconta la sua triste e difficile vita, stupita di essere sopravvissuta fino alla terza età.
Lo so, è un libro lungo e in inglese, ma se ve la sentite di fare lo sforzo, Aminata vi conquisterà a pagina 2 e vi accompagnerà passo passo nella lettura.
L'autore del libro, Lawrence Hill, ha accettato che il libro fosse trasformato in una mini-serie televisiva, ma a quanto pare non si è montato la testa, infatti lo scorso martedì, arrivando alla cena organizzata per i volontari del festival, me lo sono trovata davanti, in compagnia di sua figlia. Mi ha fatto un sacco di domande sul mio romanzo e sui miei viaggi e ha approvato l'idea di scrivere delle mie avventure tramite personaggi di fiction. Come potete immaginare, ho gongolato tutta sera.
Gli altri eventi del festival a cui ho partecipato non mi hanno entusiasmato come gli anni precedenti, in genere preferisco autori che parlano delle loro storie piuttosto che quelli che leggono dai loro libri e questa volta mi sono capitati molti lettori. Fatico a seguire i testi in inglese senza averli sotto mano, la mia attenzione uditiva non è sviluppata come quella visiva. C'è stata comunque qualche chicca che val la pena raccontarvi.
Anakana Schofield, autrice di Malarky (2012), è diventata famosa col suo primo romanzo per la sfacciataggine del suo stile. Il titolo, Malarky, è intraducibile ma più o meno significa sciocchezza, cazzata inutile. È il termine che Sheldon di Big Bang Theory usa per descrivere le premonizioni della veggente che gli predice il futuro, per farvi capire.
Il pubblico ha apprezzato la crudezza di linguaggio e Anakana ha deciso di trasformare Malarky nel primo di una serie di quattro libri, di cui per ora ha scritto solo il secondo, Martin John (2015), la storia di un uomo sessualmente deviato e del suo rapporto con la madre morente.
Dissacrante, è il primo aggettivo che mi viene in mente pensando a questa autrice, che si è presentata dicendo di essere recentemente entrata in menopausa e ha letto un passaggio del suo romanzo in cui si ripete una trentina di volte la parola più volgare e offensiva del vocabolario inglese (avete capito, no? Fa rima con ant). Alla faccia di chi dice che tutto è già stato detto e scritto.
Guy Gavriel Kay ama twittare e seguirlo è un piacere perché sa far ridere con brevi scherzi sugli eventi del giorno. I suoi innumerevoli romanzi sono tutti basati su eventi storici, visti tramite gli occhi di persone comuni, più un pizzico di magia. Da Istanbul all'antica Cina ai predatori dell'Adriatico questo autore conosce molto bene la storia del periodo che narra e la insegna senza che il lettore se ne accorga, preso com'è dalle peripezie dei personaggi. Di lui mi ha colpito soprattutto una riflessione su come, seppur studiando varie epoche e luoghi disparati, abbia trovato gli stessi desideri e le stesse necessità negli esseri umani: cibo, riparo, amore, sicurezza, protezione dei figli.
E su quest'onda filosofica, chiudo con un commento di Marina Endicott, autrice di Close to Hugh (2015), libro nato dalla constatazione delle seguenti quattro verità assolute:
1. La sofferenza è parte intrinseca della vita umana.
2. Esistono cause specifiche che provocano la sofferenza.
3. Le cause della sofferenza possono essere rimosse.
4. Semplici percorsi portano alla rimozione delle cause della sofferenza.
Detto questo... dove sono i segnali stradali in grado di guidarci lungo questi percorsi? Come si può tornare interi dopo essere finiti in pezzi? Come si sconfigge la morte?
Se il libro risponde davvero a queste domande, sarà una lettura interessante! Vi terrò informati. Per ora...
Buon ferragosto a tutti!
Non si sta fermi un secondo, eh? :D
RispondiEliminaScherzi a parte, sembra essere stato un evento davvero interessante!
Bisogna pur far qualcosa per distrarsi dall'estate che non arriva...
Eliminase fosse caldo starei stravaccata in spiaggia tutto il tempo! :D
Ciao bellissima, evento davvero molto interessante, grazie per averlo condiviso. Mi ha colpito particolarmente la prima recensione su lavoro di Lawrence Hill ma di inglese non ne mastico mezza parola figurati a leggerlo, lo cerco e se non c'è speriamo lo traducano.
RispondiEliminaBuona fine estete ^__^
Grazie Anna Maria, buon proseguimento anche a te!
EliminaMa che bella esperienza questo festival letterario, mi sono entusiasmata soltanto leggendoti! Trovo fantastico che l'autore più famoso del Canada Lawrence Hill si sia espresso così positivamente nei confronti del tuo romanzo, avrei gongolato anch'io tutta la sera e anche il giorno dopo e quello dopo ancora (ormai sono curiosa di leggerlo, quindi hai una lettrice in attesa). Viaggiare apre davvero la mente e il cuore.
RispondiEliminaParole sante.
EliminaPensavo di mettere in apertura del mio romanzo "Lawrence Hill lo ha definito un libro interessante"... senza specificare che non lo ha letto! :D
Ciao bella, felice di leggerti, come sempre! Le quattro verità dell'ultimo libro sono i fondamenti del buddhismo, le Quattro Nobili Verità sul quale il Buddha fonda il suo insegnamento. Non lo hai detto volutamente, per farcelo scoprire? Sono incuriosita in particolare da questo libro, ma anche gli altri sembrano strepitosi. E sono certa che tra poco leggeremo TE. Un abbraccio :*
RispondiEliminaAh sì? Quindi Marina Endicott si è spacciata per Buddha?
EliminaNon lo sapevo proprio, non le avevo mai sentite e le ho creduto in pieno.
'Sti americani... si credono di aver inventato tutto! :P
Interessante questo tuo reportage. Di Lawrence Hill, Anakana Schofield e Marina Endicott non trovo nulla tradotto in italiano in effetti C'è qualcosina invece di Guy Gavriel Kay.
RispondiEliminaSui quattro pilastri della saggezza, in merito alla quarta (Semplici percorsi portano alla rimozione delle cause della sofferenza) avrei qualcosa da ridire sul "semplici" :P
Forse son semplici per gli altri che ti devono solo dirti cosa devi fare! Di certo non son facili per chi si trova a metterli in pratica.
EliminaNon so se è il tuo filtro a rendere interessanti questi libri o se lo sono di loro, ma li leggerei tutti. Ovviamente quando usciranno in italiano haimè... e no, non ho presente qual'è la parola inglese che fa rima con ant...
RispondiEliminaAh mi costringi a esser volgare, ah beh, non sarà la prima né l'ultima volta...!
EliminaLa parola è di quattro lettere, comincia per C e finisce per UNT.
Il significato letterale è vagina, quando l'ho scoperto ho pensato, sai che faccia fanno questi se vanno a Parma, che ogni due parole ci infilano un "f.ga", però a quanto pare il potere offensivo di c.nt è impareggiabile.
Sto cercando a questo punto le strade giuste per allontanare la sofferenza..
RispondiEliminaPost come sempre altamente interessante..ma come poteva essere diversamente?
Bacio notturno...
Io sono a uno snodo nella strada, se guardo indietro riesco a vedere quanto la sofferenza mi abbia insegnato, se guardo avanti posso solo sperare di non trovare altre lezioni da imparare...
EliminaTi ringrazio cara. Bacio mattutino.
Meglio tardi che mai, eccomi. Mi sembra una bellissima occasione questo Festival of the Written Arts. Pensa come sarebbe potersi scegliere gli autori, e no, non beccarsi quelli che leggono i loro brani! Voglio dire, vai lì per entrare in contatto con la gente e per farti conoscere, no? E allora sprecati un attimo. Ora sto leggendo The Signature of All Things, di Elizabeth Gilbert (tutt'altra cosa rispetto a Eat, Pray, Love), e mi piace molto. E' stato piacevole conoscerla tramite TED.
RispondiEliminaA proposito, penso che la Endicott abbia ragione. Che i percorsi siano semplici, però, dipende.
EliminaCi vorrebbe il trailer anche per gli eventi di scrittura! Per evitarsi fregature.
EliminaAnch'io ho sentito la Gilbert parlare su TED, spiegava come affrontare la vita "post best-seller" cioè quando i riflettori si spengono e nessuno crede potrai scrivere un libro altrettanto di successo. Può darsi che l'abbia guardato perché l'hai consigliato sul tuo blog, non ricordo.
I percorsi sono semplici solo se li affrontiamo con la mentalità di volerli rendere semplici (quando han spiegato come si fa io dormivo...)
Non so perchè, ma mi ero perso questo post! Diciamo che da Ferragosto siamo arrivati quasi a Natale, però posso dire che ci sono spunti molto interessanti. In particolare il primo libro deve essere davvero particolare. Me lo metto nella wishlist delle letture.
RispondiEliminaCredo che potrebbe piacerti davvero tanto, bravo, mettilo in lista! :D
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