Ecco un esempio:
Così, una bella ragazza dai capelli corti è diventata un Quasimodo capellone.
La mia difficoltà nasce da una carenza di esercizio, non ho mai avuto bisogno di scrivere descrizioni finora. Durante la prima stesura del romanzo non mi è parso il caso di soffermarmi troppo su un paio di cosce affusolate o polpose o intrombonate, né di andare a controllare sul dizionario se intrombonate sia davvero una parola italiana. Però, in vista della revisione che si avvicina, è giunto il momento di affrontare queste lacune. Come? Allenandomi tutti i giorni. Sigh.
L'allenamento (colonna sonora: Rocky III)
Commentando il suo post L'insetto lettore, Helgaldo, autore del blog Da dove sto scrivendo mi ha consigliato: «…non provare a dire qualcosa di importante, di profondo, di unico, di strutturato, ma descrivere solo ciò che vedi. Ieri sera, per esempio, ero in stazione ed è passato un treno merci. Ho aperto il mio taccuino e ho scritto: vagoni di un treno merci sfilano lenti e indifferenti, possenti e freddi. Volontà di conquista dell’industria che muove se stessa lungo binari morti. Potevo anche evitare la seconda frase, bastava la prima e avanzava. Che volevo dire? Nulla. Quelle due righe non servono a un progetto, a un romanzo, alla parte pubblica della scrittura, ai follower. Però è una considerazione fresca, personale, legata a quell’attimo, ma è anche in una certa misura condivisibile con altri. Potrebbe entrare in uno scritto, oppure no. Non avrei comunque problemi a postarla così com’è, per qualcuno potrebbe essere interessante, richiamare alla mente le sue esperienze passate, per altri potrebbe non volere dire nulla. Annota da domani ciò che vedi, specie se viaggi, e riportalo senza pensare se sia utile. Scrivilo e basta.»
Detto fatto, ieri sono uscita in giardino e ho scritto:
« L'autunno lascia il posto all'inverno, le sedie da giardino hanno colori più spenti. L'aria fresca porta con sé poche gocce di pioggia che si posano sulle ultime foglie della liquidambra. Se non fosse per "Ore a Rovescio" non saprei nemmeno il nome di questa stupenda pianta che passa inosservata per undici mesi l'anno. Ne ha una anche lui, in giardino, dall'altra parte del mondo. Mi fa sentire a casa.
Levo gli auricolari e punto l'obiettivo del telefono sulle foglie rosso fuoco. Mi accorgo di avere compagnia. Curiosini e Cretinetti hanno interrotto il loro ruminare di umide foglie gialle per mettersi in posa e permettermi qualche foto artistica. Curiosini è cresciuto così tanto in questi mesi che tra poco non sarà più possibile riconoscerlo dalla madre, Cretinetti, che mi guarda sempre come se mi vedesse per la prima volta, con quel fare un po' allarmato di ogni madre premurosa. E dov'è finito RimBAMBIto? Eccolo lì, vicino al cancello. Dopo quella volta che l'ho chiuso dentro per sbaglio sta sempre in zona, è troppo piccolo per saltare la siepe come sua madre e suo fratello. Dico così anche se i piccoli cerbiatti sono due sorelle, in realtà. So che sono femmine perché altrimenti a quest'ora avrebbero messo le corna… proprio come i loro corrispettivi umani»
Mi sto allenando ogni giorno, scrivendo una descrizione sul momento e correggendola il giorno dopo.
Come si corregge una descrizione?
Leggendo si trovano descrizioni di ogni tipo, c'è chi preferisce i "mattoni" con descrizioni dettagliate fino alle doppie punte dei personaggi di passaggio, e chi invece si rifiuta di darci il minimo indizio, lasciando che la nostra immaginazione riempia gli spazi lasciati vuoti. Personalmente, mi piace lo stile "alla Rowling", la descrizione che c'è ma passa inosservata per quanto è ben inserita nella narrazione; pochi dettagli ma buoni, messi al punto giusto e solo se necessari. Purtroppo non ho i libri di Harry Potter in italiano a portata di mano, per cui citerò un esempio tratto da Due vite possono bastare (2013), uno dei romanzi dell'altra mia scrittrice preferita, Grazia Gironella.
«Lo sguardo gli scivolò sul seno che lei gli porgeva insieme al piatto, magnetico nella costrizione del maglioncino attillato. Una ciocca bionda gli balenò davanti, subito risistemata dalla mano curata di lei»
Questa mezza frase ci dice tutto quel che c'è da sapere. Lei è bionda, bella, provocante e sa di esserlo. Lui ne subisce il fascino. Sono a tavola e stanno per mangiare. Ai fini della narrazione, non importa cosa mangeranno, eppure questa mezza frase ci fa già capire che difficilmente la cena sarà a base di porchetta e ketchup.
Riassumendo, nello scrivere e correggere le mie descrizioni cercherò di usare:
- termini semplici, non aulici, adatti al genere che scrivo (narrativa contemporanea)
- frasi corte e specifiche, per focalizzare l'attenzione su un dettaglio che rimanga impresso ma lasciando spazio all'immaginazione
- figure retoriche potenti, che suscitino un'emozione (ne parlerò meglio in un post di Dicembre)
- espedienti sarcastici per divertire il lettore e alleggerire la narrazione, accellerandone il ritmo.
E a proposito di divertimento, vi lascio con qualche chicca del maestro del sarcasmo, Alessandro Cassano (La notte dei Truzzi, 2014):
«Ci venne incontro un uomo basso e tozzo. Dal colletto della camicia che gli stringeva la gola spuntava una testa calva, incredibilmente candida e rotonda. Rotonda, a dire il vero, era la sua intera figura, al punto da renderla simile a un grande uovo sodo. Un uovo di dinosauro, pensai. Lo sconosciuto abbracciò Noemi e le praticò una gastroscopia con la lingua»
«Il biondo Scaramuzzi, petto irsuto in fuori e ascella libera di uccidere»
«Ridemmo, ridemmo a crepapelle, soprattutto grazie a una canna di dimensioni siffrediane»
«Si somigliano tantissimo» commentò Cirami. «Vero» disse il Cubista. «Come i romanzi di Moccia»
L'angolo del follower
Che tipo di descrizioni vi piace leggere? Che caratteristiche hanno le descrizioni che scrivete? Sarebbe bello se voleste allenarvi con me e condividere nei commenti o sul vostro blog una descrizione della prima cosa che attira la vostra attenzione in questo momento.