Ecco un esempio:
Così, una bella ragazza dai capelli corti è diventata un Quasimodo capellone.
La mia difficoltà nasce da una carenza di esercizio, non ho mai avuto bisogno di scrivere descrizioni finora. Durante la prima stesura del romanzo non mi è parso il caso di soffermarmi troppo su un paio di cosce affusolate o polpose o intrombonate, né di andare a controllare sul dizionario se intrombonate sia davvero una parola italiana. Però, in vista della revisione che si avvicina, è giunto il momento di affrontare queste lacune. Come? Allenandomi tutti i giorni. Sigh.
L'allenamento (colonna sonora: Rocky III)
Commentando il suo post L'insetto lettore, Helgaldo, autore del blog Da dove sto scrivendo mi ha consigliato: «…non provare a dire qualcosa di importante, di profondo, di unico, di strutturato, ma descrivere solo ciò che vedi. Ieri sera, per esempio, ero in stazione ed è passato un treno merci. Ho aperto il mio taccuino e ho scritto: vagoni di un treno merci sfilano lenti e indifferenti, possenti e freddi. Volontà di conquista dell’industria che muove se stessa lungo binari morti. Potevo anche evitare la seconda frase, bastava la prima e avanzava. Che volevo dire? Nulla. Quelle due righe non servono a un progetto, a un romanzo, alla parte pubblica della scrittura, ai follower. Però è una considerazione fresca, personale, legata a quell’attimo, ma è anche in una certa misura condivisibile con altri. Potrebbe entrare in uno scritto, oppure no. Non avrei comunque problemi a postarla così com’è, per qualcuno potrebbe essere interessante, richiamare alla mente le sue esperienze passate, per altri potrebbe non volere dire nulla. Annota da domani ciò che vedi, specie se viaggi, e riportalo senza pensare se sia utile. Scrivilo e basta.»
Detto fatto, ieri sono uscita in giardino e ho scritto:
« L'autunno lascia il posto all'inverno, le sedie da giardino hanno colori più spenti. L'aria fresca porta con sé poche gocce di pioggia che si posano sulle ultime foglie della liquidambra. Se non fosse per "Ore a Rovescio" non saprei nemmeno il nome di questa stupenda pianta che passa inosservata per undici mesi l'anno. Ne ha una anche lui, in giardino, dall'altra parte del mondo. Mi fa sentire a casa.
Levo gli auricolari e punto l'obiettivo del telefono sulle foglie rosso fuoco. Mi accorgo di avere compagnia. Curiosini e Cretinetti hanno interrotto il loro ruminare di umide foglie gialle per mettersi in posa e permettermi qualche foto artistica. Curiosini è cresciuto così tanto in questi mesi che tra poco non sarà più possibile riconoscerlo dalla madre, Cretinetti, che mi guarda sempre come se mi vedesse per la prima volta, con quel fare un po' allarmato di ogni madre premurosa. E dov'è finito RimBAMBIto? Eccolo lì, vicino al cancello. Dopo quella volta che l'ho chiuso dentro per sbaglio sta sempre in zona, è troppo piccolo per saltare la siepe come sua madre e suo fratello. Dico così anche se i piccoli cerbiatti sono due sorelle, in realtà. So che sono femmine perché altrimenti a quest'ora avrebbero messo le corna… proprio come i loro corrispettivi umani»
Mi sto allenando ogni giorno, scrivendo una descrizione sul momento e correggendola il giorno dopo.
Come si corregge una descrizione?
Leggendo si trovano descrizioni di ogni tipo, c'è chi preferisce i "mattoni" con descrizioni dettagliate fino alle doppie punte dei personaggi di passaggio, e chi invece si rifiuta di darci il minimo indizio, lasciando che la nostra immaginazione riempia gli spazi lasciati vuoti. Personalmente, mi piace lo stile "alla Rowling", la descrizione che c'è ma passa inosservata per quanto è ben inserita nella narrazione; pochi dettagli ma buoni, messi al punto giusto e solo se necessari. Purtroppo non ho i libri di Harry Potter in italiano a portata di mano, per cui citerò un esempio tratto da Due vite possono bastare (2013), uno dei romanzi dell'altra mia scrittrice preferita, Grazia Gironella.
«Lo sguardo gli scivolò sul seno che lei gli porgeva insieme al piatto, magnetico nella costrizione del maglioncino attillato. Una ciocca bionda gli balenò davanti, subito risistemata dalla mano curata di lei»
Questa mezza frase ci dice tutto quel che c'è da sapere. Lei è bionda, bella, provocante e sa di esserlo. Lui ne subisce il fascino. Sono a tavola e stanno per mangiare. Ai fini della narrazione, non importa cosa mangeranno, eppure questa mezza frase ci fa già capire che difficilmente la cena sarà a base di porchetta e ketchup.
Riassumendo, nello scrivere e correggere le mie descrizioni cercherò di usare:
- termini semplici, non aulici, adatti al genere che scrivo (narrativa contemporanea)
- frasi corte e specifiche, per focalizzare l'attenzione su un dettaglio che rimanga impresso ma lasciando spazio all'immaginazione
- figure retoriche potenti, che suscitino un'emozione (ne parlerò meglio in un post di Dicembre)
- espedienti sarcastici per divertire il lettore e alleggerire la narrazione, accellerandone il ritmo.
E a proposito di divertimento, vi lascio con qualche chicca del maestro del sarcasmo, Alessandro Cassano (La notte dei Truzzi, 2014):
«Ci venne incontro un uomo basso e tozzo. Dal colletto della camicia che gli stringeva la gola spuntava una testa calva, incredibilmente candida e rotonda. Rotonda, a dire il vero, era la sua intera figura, al punto da renderla simile a un grande uovo sodo. Un uovo di dinosauro, pensai. Lo sconosciuto abbracciò Noemi e le praticò una gastroscopia con la lingua»
«Il biondo Scaramuzzi, petto irsuto in fuori e ascella libera di uccidere»
«Ridemmo, ridemmo a crepapelle, soprattutto grazie a una canna di dimensioni siffrediane»
«Si somigliano tantissimo» commentò Cirami. «Vero» disse il Cubista. «Come i romanzi di Moccia»
L'angolo del follower
Che tipo di descrizioni vi piace leggere? Che caratteristiche hanno le descrizioni che scrivete? Sarebbe bello se voleste allenarvi con me e condividere nei commenti o sul vostro blog una descrizione della prima cosa che attira la vostra attenzione in questo momento.
A me, in generale, piacciono le descrizioni sinestesiche, piene di rimandi sulle quali la mia memoria (quando ne è capace!) possa giocare a inseguire mille rivoli "collaterali" che scaturiscono in me dal testo che sto leggendo.
RispondiEliminaQuanto a me, adesso sono intrappolato in un pigro sabato mattina che pigro non dovrebbe essere. Il richiamo caldo del piumone mi ha riportato a letto, e mi struscio sulle coperte come al riparo di un bozzolo di seta; una luce grigia e spenta fatica ad entrare dalla finestra: che anche le nuvole vogliano tenere questa giornata al palo e rallentarne la partenza? Eppure, bisognerà pur muoversi: ci sono mille incombenze che premono e bussano impazienti sulle mie ansie. Per fortuna c'è qualcosa, che mi muove e mi sveglia. Un sensazione di urgenza, un po' amara ma anche amorevole, come la mamma che al mattino ti chiamava per andare a scuola.
È l'odore del caffè, che è scivolato dalla cucina fino al letto, nel tentativo di far sbocciare la mia indolenza trasformandola in qualcosa di più produttivo. Un odore forte. Acre.
Cristosanto! Ho dimenticato la moka sul fuoco...
hahaha stupendo... mi hai davvero trascinato con te nell'esperienza del mattino che si intrufola nel caldo protetto del dormiveglia. Mi è venuta voglia di colazione a letto. Mi piace soprattutto la parte sulle "incombenze che bussano impazienti sulle mie ansie", richiama la battaglia tra il senso di responsabilità e la voglia di essere pigri.
EliminaMi sembrano ottimi propositi, i tuoi!
RispondiEliminaLa mia ipotesi è che le difficoltà nelle descrizioni nascano dal fatto che ci mettiamo a descrivere senza un'immagine abbastanza nitida in testa. Almeno, questo è quello che succede a me.
Forse la ragazza dai capelli corti si è trasformata in un Quasimodo capellone perché non l'hai creata prima bene nella tua testa, non l'hai vista prima con gli occhi della mente?
Certo hai ragione, e avevo già notato che senza un'immagine precisa in testa, per esempio di un volto, non riesco a descriverlo bene. Il problema purtroppo persiste anche quando cerco di descrivere un ritratto. A parte gli occhi grandi e il naso aquilino, non mi viene in mente nulla da dire. Penso che al lettore non interessi sapere di uno zigomo alto o di un orecchio ben proporzionato. Finisco sempre per parlare dello sguardo, delle labbra e dei capelli, ma i miei personaggi sono individui dall'aspetto comune, per cui le descrizioni risultano noiose, piatte. Il primo istinto è di cambiarli, renderli caricature di se stessi, addirittura ieri ho paragonato un signore a Gargamella dei Puffi...
Elimina"D'inverno le sedie da giardino hanno colori più spenti". Questa descrizione sfocia nei pensieri del narratore, e mi piace perché appartiene all'osservazione di tutti a tutte le latitudini, come un aforisma. Fa cogliere uno stato d'animo senza bisogno di definirlo con una parola precisa e didascalica come "malinconia", "tristezza". Se isolata, in un paragrafo a parte, in un incipit, apre la scena a un'atmosfera che non necessita di altre aggiunte.
RispondiElimina"L'aria fresca porta con sé poche gocce di pioggia che si posano sulle ultime foglie della liquidambra. Levo gli auricolari e punto l'obiettivo del telefono sulle foglie rosso fuoco".
Altra frase che mi terrei da conto. Non conosco la liquidambra, sono andato a vedere ed ecco che sì, la conosco, sono foglie che mi piacciono e mi attraggono sempre. Ma anche se non avessi approfondito saprei dalla riga successiva, dal gesto della mano che fotografa che sono foglie rosse. Sono rosso fuoco, ma rosso fuoco, pur andando bene, è un po' scontato, già abusato. Magari in un secondo tempo si potrebbe trovare un'altra specificazione.
"Non saprei nemmeno il nome di questa stupenda pianta che passa inosservata per undici mesi l'anno. Ne ha una anche lui, in giardino, dall'altra parte del mondo. Mi fa sentire a casa".
Qui mi immagino un rapporto interrotto tra lui e lei, un addio forse definitivo, senza bisogno di spiegarlo o di aggiungere dei nomi, chi legge capisce: Carlo, Giovanni, Marina, (Lisa?) ucciderebbero queste parole e il ricordo che passa tramite esse.
Volevi dire queste cose o queste cose è stato il tuo inconscio a dirtele? Mi sembra che "l'esercizio" sta venendo...
Provavo esattamente queste emozioni ma non pensavo trapelassero così bene. Grazie per la tua analisi così dettagliata e lusinghiera.
EliminaVorrei approfittare della tua disponibilità ancora una volta, visto che hai parlato delle "foglie rosso fuoco" ed è un tema di cui parlerò in un post di Dicembre.
Sul momento è giusto scrivere "rosso fuoco" ma durante la revisione vorrei scegliere un'immagine meno abusata, più originale. La mia difficoltà sta nel trovare un termine che renda l'idea altrettanto bene e tempestivamente, senza distrarre il lettore dalla narrazione. Rosso sangue, rosso come una rosa, rosso torero? Rosso come il tramonto, come Babbo Natale? Rosso come la rabbia, come un semaforo, rosso scarlatto? Tra tutti questi, alla fine lascerei rosso fuoco.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensi (cosa ne pensate)
Facile parlare e dare consigli, così fan tutti, ma poi all'atto pratico è tutta un'altra storia. Proviamo lo stesso. Anch'io dei rossi che hai proposto preferisco il rosso fuoco. Però non bisogna smettere di cercare. Altre possibilità: rubino (fa un po' cliché, vero?), narciso (questo non te l'aspettavi, scommetto, dà l'idea di foglie che vogliono entrare nella foto con tutto il loro ego): narciso non viene mai riferito a un colore, per questo è una possibilità da esplorare. Le possibilità sono poi interessanti se usi delle sinestesie, come qualcuno ti ha già suggerito in questi stessi commenti. Rosso squillante, silenzioso, amaro. Se percorri queste strade crei sicuramente qualcosa di non già letto, però il rischio di cadere nell'incomprensione è maggiore, e va sempre valutato con attenzione, anche in riferimento al contesto narrativo. A proposito di strade, potresti percorrerne una e annotare tutti i rossi che trovi. Potrebbe esserci tra di loro quello che stai cercando...
EliminaLe sinestesie sono molto belle, è un ottimo consiglio, grazie!
EliminaGrazie, Lisa! Sono quasi commossa... :,)
RispondiEliminaSecondo me la descrizione è divisa in due fasi: prima immaginare bene la scena, poi individuare i famosi dettagli "pochi ma buoni". Se la scena la vedi bene, prova a pensare: se avessi solo tre dettagli a disposizione per descrivere questo, quali sceglierei? Così ti si crea una scala d'importanza. Senza quella, può essere un mare troppo vasto e vago in cui navigare.
Ho provato a seguire il tuo consiglio nella scena del traghetto: ho visto nella mia mente quante persone c'erano a bordo, cosa vedevano dagli oblò, cosa facevano, cosa dicevano. Ho scelto tre dettagli, poi ne ho sostituito uno, poi un altro, poi un altro.. quando riesco a sceglierne tre te lo dico!
EliminaMi è piaciuta molto la descrizione del giardino, è molto narrativa, racconta molto del personaggio Lisa. Queste sono le descrizioni che mi piacciono, quelle che non si limitano a dare informazioni, ma raccontano anche dell'occhio che sta guardando, aprendoci uno spaccato sul suo mondo interiore. Alla fine se "la bellezza è nell'occhio di chi guarda" ogni descrizione non può che essere soggettiva (anche quella del narratore onnisciente)
RispondiEliminaNon ci avevo pensato, ma ora che me lo dici anche a me piacciono le descrizioni di un occhio non imparziale, che aprono uno spiraglio da cui spiare la mente del narratore. Un esempio sono le biografie (vere o inventate) di persone autistiche o con la sindrome di Asperger. Mi piace vedere il mondo attraverso i loro occhi, con i colori e i suoni di ogni giorno che diventano nuovi, tutti da riscoprire.
EliminaSecondo me, Lisa, hai proprio indovinato la strada giusta: stai facendo parlare di te le tue descrizioni. Inserendo dettagli e spunti di episodi della tua vita le stai rendendo narrative, per cui ci fai vedere quell'angolo di giardino come se fossimo lì con te, a occhieggiare la copertina del tuo libro sulle piante, e ci aspettiamo di sentirti raccontare altri aneddoti su quei cerbiatti dai nomi assurdi che razzolano lì intorno. Bellissimo, è così che si fa!
RispondiEliminaGrazie Spartaco, e grazie Coniglio (se no poi si offende)!
EliminaMi metto subito al lavoro per raccontarti altri scorci di vita selvaggia, intanto ti faccio i complimenti per esserti classificato tra i finalisti del concorso di Letture da Metropolitana!
Mi piace leggere, non c'è un tipo particolare di descrizione. Se l'autore è bravo, può anche essere prolisso all'eccesso. Certo, per indole preferisco l'immediatezza di una descrizione breve e azzeccata alle lunghe ed estenuanti pagine fitte fitte di elementi biologici e biografici. Per quanto riguarda la scrittura, sono per lasciare ampio spazio all'immaginazione del lettore stimolata dai giusti input.
RispondiEliminaSono d'accordo sul fatto che se l'autore è bravo può scrivere qualsiasi cosa su qualunque argomento e piacere comunque. Quali sono gli elementi di questa bravura? L'esser capace di nascondere al lettore il lavoro certosino che c'è dietro ogni parola, la scelta accurata di ogni dettaglio descritto, dando l'impressione che il racconto sia stato scritto di getto. Al lettore piace pensare di aver partecipato, con la sua immaginazione, a creare le scene e i personaggi della storia, ma lo scrittore deve fare in modo che questo compito sia semplice e intuitivo.
EliminaPensavo di saper rispondere a questa domanda, poi ho letto 1Q84. Quel libro è l'esatto opposto di come vorrei fosse la mia scrittura. Zeppo di infodump all'inverosimile, prolisso spesso in modo inutile e, in una parola, denso di parole. Anche Il signore degli anelli lo è e sencondo me poteva essere accorciato della metà. Non 1Q84 però. Leggere Haruki Murakami è come guardare un ragno che costruisce la tela: i gesti sono lenti e ipnotici, li conosci e in fondo non ti può importare meno né del ragno né della sua tela, eppure ti accorgi di fissarlo con una curiosità ossessiva e di trarne piacere. Quindi, mi chiedi quali siano gli elementi di questa bravura? Non lo so.
Elimina1Q84 è nella mia lista dei desideri ma ho letto altre cose di Murakami e mi ritrovo nella tua descrizione (stupenda, peraltro) del ragno che tesse la sua tela ipnotica. Se Murakami fosse nato in Italia pensi che sarebbe mai stato preso in considerazione da una casa editrice? Secondo me avrebbe dovuto autopubblicarsi :)
EliminaMa avrebbe avuto successo lo stesso... ;)
EliminaCiao Lisa,
RispondiEliminami permetto di dire come la vedo nell'ambito della descrizione del personaggio.
A mio avviso, la descrizione deve essere più evocativa che analitica. Descrivere un personaggio nei minimi dettagli vuol dire bombardare il lettore di informazioni che andranno perlopiù perse e non serviranno a dare spessore al personaggio stesso.
La descrizione dev'essere uno schizzo, l'esaltazione di un particolare (in questo i difetti funzionano benissimo) che resti bene impressa al lettore, che si avvale dell'interattività dello strumento-libro per costruirsi tutto il resto dell'immagine. Questo è il bello della narrativa, il fatto che la mia esperienza di lettura sarà diversa da quella di chiunque altro in quanto sarò io a unire a modo mio i "puntini" che l'autore mi ha dato.
I personaggi più "vivi" sono costruiti in questo modo.
Mi piace l'idea del lettore che raccoglie gli indizi tra le pagine e unisce i "puntini" per vedere l'immagine nella sua interezza. La sagoma sarà uguale per tutti ma ognuno la vedrà a modo suo, la colorerà come preferisce.
EliminaLa mia difficoltà come scrittore sta nello scegliere i "puntini" giusti. Se il personaggio non è estremamente basso, o grasso, o scemo, ma è un uomo comune dall'aspetto normale faccio molta fatica ad estrapolarne l'originalità senza cadere nel banale.
consiglio: munisciti di un bloc notes, vai in giro in bus e sforzati di descrivere in non più di tre righe (una trentina di parole) i tratti salienti di persone a caso.
EliminaLetto su un libro anni fa... provato. Funziona.
Grazie del consiglio, mi sembra un ottimo esercizio.
EliminaHai presente le descrizioni della grandissima Antonia Byatt? Ne trovi un po' in tutti i suoi romanzi, meticolose, minuziose, luuuuunghissime e senza pudore alcuno. Lasciati andare, verrai fuori tu, nella tua particolare visione.
RispondiEliminaNon ho mai letto nulla di Antonia Byatt, rimedierò! Grazie del consiglio!
EliminaUno degli esempi più calzanti del discorso per me è quello di Moorcock. Moorcock è uno scrittore famosissimo di fantasy, il suo capolavoro è la saga di Elric di Melnibonè, che toglie davvero il fiato e si apre con la descrizione del protagonista, che è albino. La descrizione è perfetta, realistica, misurata, ricercata, dal tono al contempo epico ma anche poetico.
RispondiEliminaHo letto poi una degli ultimi romanzi sul personaggio e ricordo la prima scena in cui appare con una descrizione pesantissima, dove l'autore andava anche a descrivere i gioielli che ornavano il coltello appeso alla cintura.
La descrizione è un delicato equilibrio e penso che in parte debba essere commisurata alla lunghezza dell'opera. Descrizioni troppo corpose in un racconto stonano, ma anche in un romanzo non bisogna esagerare: l'autore è un osservatore e noi non ci accorgiamo di un quantitativo abnorme di particolari (a meno di essere Sherlock Holmes, ovvio!).
Grazie del consiglio, mi scaricherò l'estratto di Moorcock. La storia dei gioielli sul coltello mi ha fatto rendere conto che molte volte, quando trovo lunghe descrizioni, salto al paragrafo successivo... o comunque leggo qualche parola qua e là ma non mi soffermo sul particolare. Dovrò smettere di farlo, di certo non aiuta!
RispondiEliminaIo non le amo molto. Ma credo sia meglio far emergere il personaggio poco alla volta e non mostrare al lettore una sua fotografia appena entra in scena la prima volta. A me, almeno, non piace scrivere in questo modo. E mi stufo anche di leggere descrizioni complete che prendono mezza pagina.
RispondiEliminaConcordo, descrivere un personaggio in toto leva spazio all'immaginazione.
EliminaE le descrizioni troppo lunghe rallentano il ritmo della narrazione rischiando di distrarre il lettore, meglio non esagerare.
simpatica quest'ammissione di carenza descrittiva (alla quale credo solo fino a un certo punto, ma apprezzo sempre molto chi parte da un presupposto di umiltà).
RispondiEliminacondivido i paletti che hai riassunto alla fine e, a proposito della lunghezza delle frasi aggiungo che, a mio parere, è giusto usare frasi brevi nei testi lunghi, mentre brani corti (intendo di una sola pagina) tollerano anche una sola (o due) lunghissima frase, perchè lo spirito è diverso e l'attenzione del lettore è disponibile allo sforzo data la brevità dell'insieme.
felice poi di averti incuriosito con la liquidambra :-)
ciao
ml
Il tuo blog è tra i miei preferiti, imparo sempre qualcosa, i tuoi post rimangono con me per tutta la giornata, mi aiutano a riflettere e guardare il mondo con occhi diversi.
EliminaMi piacciono le frasi brevi, in tutti i tipi di testo, sono più facili da leggere e sostengono il ritmo. Eppure quando scrivo le virgole battono i punti dieci a uno.
A me piacciono moltissimo le descrizioni ironiche alla Cassano e quelle inserite stile Rowling, come evidenziato anche nel post con la foto di Marilyn. La cosa che mi da più fastidio nelle mie descrizioni (e che quindi dovrò revisionare a manetta) è il fatto che, per quanto cerchi di rimanere legata al punto di vista interno, mi sembri quasi di "uscire" dalla testa del personaggio e di entrare nei panni di un narratore onnisciente. Insomma, mi sembra che il tono generale cambi un po'... ma forse è solo una mia impressione. :)
RispondiEliminaIl narratore diventa Chiara, descrivi i personaggi come li vedi tu, ma ognuno vede gli altri in modo diverso e concordo che non sarà facile abbandonare le tue opinioni sui personaggi per lasciare che il narratore esprima le sue!
EliminaMe lo segno come uno dei duecentomila problemi di cui mi dovrò occupare in sede di revisione.
Il post con la foto di Marilyn a cui Chiara fa riferimento: http://goo.gl/oeT6xk
Molto interessante, devo dire che in effetti è proprio difficile descrivere. Spesso nelle mie descrizioni tento di ricordare alcuni avvenimenti o posti in cui sono stato, rendendo evidentemente il tutto complesso: come dici tu, osservi e scrivi (e già così non è facile). Inoltre sono d'accordo, anche io devo smettere di usare termini aulici, semplicità ed immediatezza. Anche se però Benni rimane il mio mito e tutto si può dire tranne che faccia descrizioni semplici...
RispondiEliminaBravo Stefano, hai scelto l'esempio perfetto. Leggere Benni è un'esperienza unica, il suo stile è originale e irripetibile. Allo stesso tempo, per me personalmente i suoi libri non sono molto digeribili, non li sceglierei come lettura di primo mattino o dopo una giornata di lavoro intensa.
RispondiEliminaAlcuni autori si riconoscono per lo stile, altri per i contenuti. Rileggendo i miei primi scritti ho capito e accettato che il mio stile è semplice e rimane sul sottofondo rispetto ai personaggi e alla trama, al contrario di autori come Benni di cui ci colpisce principalmente l'uso delle parole.
mi fai venir voglia di riprendere in mano un mio vecchio (e unico) romanzo breve, rileggerlo e riscriverlo. il mio punto debole non erano tanto le descrizioni quanto i dialoghi che erano di fatto una serie di monologhi, di proclami, che i vari personaggi si scambiavano. insomma una roba pietosa :-)
RispondiEliminaml
Mi fa piacere che leggermi ti faccia venire in mente una roba pietosa... :P
Eliminaahah (ma una roba pietosa erano solo i miei dialoghi) :-)
RispondiEliminaml
Ciao Lisa, io ho sulla scrivania il mac e alcuni libri e racconti della Nemirovsky, mi ispira tantissimo anche nelle descrizioni: è precisa, puntuale, frasi secche ma profonde che lasciano il segno
RispondiEliminaAnche Michele Scarparo mi ha consigliato questa scrittrice, ma per ora è ancora in lista d'attesa... ora che me la consigli anche tu, la metterò in prima fila! Grazie del consiglio.
Eliminaera importante soprattutto specificare la presenza del Mac.
Elimina